Lo Street Food non è solo un fenomeno di moda, è un nuovo modo di vivere il rapporto millenario di una cultura con il proprio cibo, con le proprie radici, reinventandolo tutti i giorni in forma innovativa, sorprendente, pratica e soprattutto gustosa. Giornali e riviste, trasmissioni televisive, guru della gastronomia hanno consacrato il cibo “on the road” a nuova icona del terzo millennio. Ti segnaliamo dieci di questi cibi italiani che sicuramente non saranno il massimo per la prova costume, ma sono davvero buonissimi e 100% made in Italy!
Panino con la meusa: specialità palermitana
Questa pietanza, tradizione esclusiva di Palermo, consiste in un panino morbido spolverato di sesamo, che viene imbottito con pezzetti di milza, polmone e, talvolta, trachea di vitello. Questi vengono prima bolliti interi e, una volta cotti, tagliati a fettine sottili e soffritti a lungo nella sugna (lo strutto). Il panino può essere integrato con caciocavallo grattugiato o ricotta (in questo caso si dice maritatu, ossia sposato, accompagnato da qualcos’altro), con limone o pepe oppure semplice (schettu, ossia senza nient’altro).
Il lampredotto fiorentino
Non si può andare a Firenze e non fermarsi in uno dei classici chioschetti, meglio conosciuti come trippai (o lampredottai) a mangiare, appunto, il panino con la trippa o il lampredotto, il top dello street food fiorentino! In un semplice panino è racchiuso, in realtà, un mix di tradizione, genuinità ed autenticità: il lampredotto è un piatto della cucina fiorentina a base di uno dei quattro stomaci dei bovini, l’abomaso. È un tipico piatto povero, che si può trovare anche in qualche ristorante, ma non c’è modo migliore che mangiarlo come tradizione vuole, per strada, seduti su una panchina o camminando per le misteriose vie di Firenze.
Da Bari, le sgagliozze
Le sgagliozze sono fette quadrangolari di polenta gialla, roventi e cosparse di sale che si vendono agli angoli delle strade nel bellissimo centro storico di Bari, detto anche Bari Vecchia. Una tradizione che potrebbe sembrare nordica e che invece è un must di questa città di mare del profondo sud. Un buonissimo snack da gustare sia nel periodo estivo che in quello invernale.
Supplì di riso: il tipico fritto romano
Nonostante il supplì sia uno dei simboli della romanità in cucina, il nome ha origini tutt’altro che trasteverine. A quanto pare, deriverebbe da una corruzione del termine francese “surprise”, sorpresa, e sarebbe un retaggio dell’occupazione napoleonica di fine Settecento. Il supplì ha forma allungata cilindrica ed è preparato con riso (carnaroli, arborio o vialone nano) bollito in acqua salata, condito con sugo di carne, pecorino romano e lasciato raffreddare, lavorato con uova crude, arrotolato con all’interno una striscia di mozzarella, passato nel pane grattugiato e fritto in olio bollente.
Lo street food più ambito: la piadina romagnola
Farina di grano, strutto o olio di oliva, lievito, sale e acqua. Ingredienti semplici per un prodotto amato in tutto il mondo. Una pietanza semplice ma gustosa, dalla lunga storia, le cui tracce si fanno risalire addirittura all’impero romano: la ricetta originale fu però trascritta nel 1371. La farcitura può essere scelta tra una vasta gamma di affettati, formaggi, verdure, salsicce, fino ad arrivare alle farciture dolci.
La pizza fritta di Napoli
Nata sotto la sfortunata stella del dopoguerra, dal momento che gli ingredienti e la frittura costavano meno del forno a legna e fiordilatte, la pizza fritta ha oggi il suo momento di gloria. A forma di piscitiello (impasto modellato lungo), battilocchio (a forma di palpebra, o occhio chiuso) o semplicemente mezzaluna: la pizza fritta ha una terminologia esaustiva, visiva, basta pronunciare le parole “pizza fritta” per sentire nell’aria l’olezzo dell’olio, la temperatura vulcanica sotto il palato, l’esplosione di sapore di ciccioli di maiale, ricotta, provola, pepe e pomodoro.
Seadas sarde: la dolcezza della semola
Chi è stato in Sardegna anche soltanto una volta, non può non amarle alla follia: il dessert sardo per eccellenza, è in pratica una specie di tasca chiusa di pasta di semola ripiena di formaggio, simile a un grande raviolo, prevalentemente tonda. Viene fritta e poi, prima di essere gustata, avvolta nel miele: un mix di sapori davvero inconfondibile che ha origini molto antiche (la derivazione del nome ha probabilmente origini spagnole, visto che la Sardegna è stata dominata fino al 1714).
I cicchetti veneziani
A Venezia sono molti i bacari (osterie) dove è possibile trovare il cicchetto, la cui composizione varia a seconda del periodo dell’anno. Si tratta di un piccolo assaggio di pesce o di salumi, caldo o freddo, appoggiato su pane. Sorseggiando un buon bicchiere di vino, è possibile ad esempio degustare baccalà mantecato, sarde in saor, vongole, chioccioline di mare, moscardini appena lessati e nervetti.
Arrosticini abruzzesi
Se parli di street food non puoi non pensare agli arrosticini abruzzesi: piatto regionale, semplice da cucinare, ricco di storia e, naturalmente, strabuono, l’arrosticino è cibo di strada per eccellenza. Gli arrosticini, quelli veri, quelli prodotti in maniera artigianale, sporcandosi le mani, li riconoscete subito: la carne è magra, ha il sapore e il profumo inconfondibile della carne di pecora ed è tagliata al coltello, intervallata da piccoli pezzetti di grasso (sempre di pecora, naturalmente) che servono ad aiutare la carne magra a resistere alla cottura, restando morbida e succulenta
Ultime ma non per importanza, le olive all’ascolana
Le olive all’ascolana rappresentano il piatto tipico della nostra città, Ascoli Piceno. Sono composte da olive verdi in salamoia, farcite all’interno da un composto tenero a base di carne. L’ascolano Benedetto Marini, a seguito delle sue ricerche, data la nascita della ricetta delle olive all’ascolana ripiene e fritte nell’anno 1800: questa specialità nasce nelle case delle famiglie più nobili, dove ci si poteva permettere di avanzare anche la carne. Proprio a partire da questi avanzi, macinati, hanno iniziato a creare i primi ripieni da mettere dentro le olive. Nel tempo il consumo delle olive ascolane è rimasto un privilegio, consumate a seconda della ricchezza della famiglia, ma sempre in occasioni speciali: mietitura, Natale, Pasqua, matrimoni.
Lo street food, quindi, è tipicamente italiano: quale di queste prelibatezze non hai ancora assaggiato?